Un passo dopo l’altro, una vittoria dopo l’altra, con l’obiettivo di scrivere una storia elettrizzante ed una bellissima pagina di sport. Le Azzurre, impegnate al Mondiale di calcio femminile che si sta disputando in Francia, stanno trascinando gli italiani e si stanno ritagliando sempre più spazio all’interno dei media e degli organi di informazione. Di partita in partita cresce l’interesse intorno alla CT Milena Bertolini e alle sue ragazze capitanate da Sara Gama. Allo stesso tempo, però, sui social campeggiano ancora commenti discriminanti che alimentano gli stereotipi di genere. Se da una parte il movimento italiano del football femminile sta compiendo balzi in avanti e si sta attestando come una delle migliori 8 potenze mondiali, dall’altra c’è un Paese che non riesce a superare certe barriere, figlie di un retaggio culturale d’altri tempi. Ancora una volta, purtroppo, dimostriamo la nostra arretratezza ed inadeguatezza in termini di parità di genere.

Se nel 2016 il World Economic Forum ci inseriva al 50° posto della classifica che prende in considerazione il gender gap (divario di genere) di 149 Nazioni, alla fine del 2018 ci ritroviamo in settantesima posizione. L’Italia, e questa è la verità, sta scivolando sempre più giù. L’Islanda, la prima della classe, è distante anni luce, ma anche Paesi che, in teoria, non avrebbero il nostro stesso potenziale ci precedono. Alcuni esempi? L’Albania occupa la 34ª piazza, mentre la Lettonia si trova in 17ª posizione. Nella terra del ghiaccio e dei geyser esiste una legge sul gender pay gap. Entro il 2020 le differenze salariali tra uomini e donne verranno azzerate, pena sanzioni economiche alle aziende. Anche nello sport qualcosa si sta muovendo. Spostandoci nella penisola scandinava, per la precisione in Norvegia, troviamo  un esempio di vera parità di sessi e di stipendi. Le calciatrici e i calciatori, con l’approvazione e la benedizione della federcalcio, hanno trovato un accordo sullo stipendio medio delle donne e degli uomini impegnati nel mondo football. Il salario medio annuale dovrà essere per entrambi intorno ai 620.000 mila euro annui. Anche negli Stati Uniti, dove la Nazionale femminile a stelle e strisce di soccer è un’autentica potenza mondiale, è stato raggiunto un accordo quinquennale per la pari retribuzione. In Italia, invece, l’argomento continua a sollevare battute o ironia. Per questo e per altri motivi perdiamo il contatto con gli altri Paesi e sprofondiamo sempre più indietro nella speciale classificata stilata dal World Economic Forum. C’è molta strada da fare, ma le prestazioni delle nostre Azzurre ai Mondiali di Francia si stanno rivelando come una lente di ingrandimento su uno dei temi sociali più sentiti. La riduzione del gender gap e lo smantellamento di certi stereotipi passa anche dalle imprese sportive. Quello che stanno facendo dal punto sportivo le nostre Gama, Giacinti, Bonansea e Galli, solo per citarne alcune, aiuterà la Nazionale a raggiungere i più grandi traguardi e la stessa Nazione a fare uno scatto culturale. Leggendo certi commenti, ne abbiamo proprio bisogno.

In campo diversi ma uguali

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