Gender gap:C'è ancora parecchia strada da fare per l'Italia

Nel 2016 è stata pubblicata l’ultima classifica sul Gender Gap (divario di genere in termini di opportunità) dal World Economic Forum, che posiziona l’Italia al 50° posto rispetto alle 144 nazioni prese in esame: il nostro paese, quindi, risulta essere non solo tra le ultime nazioni in Europa, ma anche più arretrato di molte realtà del Terzo Mondo. A questo proposito il World Economic Forum afferma: “L’Italia continua a risultare uno dei Paesi dell’UE con il punteggio più basso”, ma come risulta anche dalla classifica degli indicatori forniti negli ultimi anni dallo stesso organismo internazionale, la scuola e l’università italiana sono le uniche realtà del nostro paese in cui è garantita ed attuata pienamente l’uguaglianza tra i generi.

Gender gap, violenza e stereotipi

Dall’ultima ricerca Istat del 2014, la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne, ovvero il 31,5% delle femmine tra i 16 e i 70 anni, hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Secondo il report pubblicato dal Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri durante l’anno 2016, le chiamate ricevute al Servizio Antiviolenza e Stalking (1522 – Telefono rosa) sono state complessivamente 31.834, di cui il 90,43% sono utenti donne e 5063 sono stati casi di vittime di violenza.

In aggiunta a questa situazione già di per se allarmante, nuovi fenomeni si stanno verificando tra i giovani. Oggi si parla sempre più spesso di “teen dating violence”, ovvero la violenza all’interno delle relazioni di coppia degli adolescenti. Il termine “Dating Violence” include tutti i comportamenti aggressivi di tipo psicologico, fisico e sessuale, così come i comportamenti di controllo e lo stalking. Ricerche recenti hanno evidenziato come fenomeni di violenza di genere non siano una prerogativa delle coppie adulte ma spesso episodi di aggressività sono presenti nelle prime relazioni sentimentali adolescenziali (Van Camp, Hébert, Guidi, Lavoie, & Blais, 2014)1

Da un’indagine di Telefono Azzurro e Doxa (2014) su più di 1500 adolescenti italiani (52% maschi) tra gli 11 ed i 18 anni emerge come al 22,7% dei ragazzi sia capitato che il/la proprio/a partner urlasse contro di lui/lei. Il 13,9% riferisce di essere stato/a oggetto di insulti da parte del/della partner, mentre il 32,8% degli intervistati conosce qualcuno che è stato insultato dal/dalla partner. Questo tipo di violenza avviene oltre che con aggressioni fisiche attraverso le nuove tecnologie.

Un sondaggio Istat (2015) rileva che 5 maschi su 10 non hanno problemi ad alzare le mani sulla propria ragazza, e che 2 femmine su 5 ritengono che comportamenti violenti, come uno schiaffo, siano un gesto d’amore e virilità.

Da una indagine condotta dall’O.N.A, resa pubblica ad aprile del 2017, su un campione composto da circa 8.000 adolescenti sul territorio nazionale.

Nella fascia compresa tra i 14 e i 19 anni, circa 1 adolescente su 10 racconta di avere o di aver avuto paura del proprio partner, il 4% di essere stato aggredito fisicamente e quasi 2 adolescenti su 10 di aver subìto aggressioni verbali, non solo rivolte alle ragazze, ma anche nei confronti dei maschi. Il 6% degli adolescenti si sente incastrato nella propria storia sentimentale, perché vittima di un partner che minaccia di suicidarsi ogniqualvolta si litiga e ci si lascia.

Questi dati, ci segnalano che la violenza sulle giovani donne inizia a manifestarsi sin dai primissimi scambi con l’altro genere e tuttavia sono assolutamente impreparate, al livello di conoscenza e al livello emotivo, rispetto alle difficoltà che incontrano e incontreranno una volta entrate nella vita attiva al di fuori della scuola, che comunque rappresenta ancora un ambiente parzialmente protettivo essendo il nostro paese così arretrato in termini di “cultura dell’uguaglianza”.

Ancora di più vero se consideriamo il mondo dello sport che, sebbene dovrebbe rappresentare un settore protetto per gli atleti di qualunque livello, diventa in moltissimi casi uno degli ambienti più disgregante e stereotipato per quanto riguarda i ruoli di genere.

“In Campo Diversi Ma Uguali”, un progetto che vuole cambiare la società

Viste queste considerazioni, si rende pertanto necessaria l’attivazione di progetti che possano far assumere ai giovani, che vivono attualmente una situazione di disparità, la consapevolezza che le donne sono state e sono protagoniste dei grandi positivi cambiamenti del nostro paese, attraverso una presenza che va dalla Resistenza ai nostri giorni.

Il progetto “In campo Diversi ma Uguali”, una campagna che coniuga la forza e l’appeal del mondo sportivo con l’innovazione e la freschezza dei nuovi mezzi di comunicazione, interviene nella società con l’obiettivo di aiutare a diffondere una nuova cultura basata sul rispetto della diversità di genere e alla lotta ad ogni forma di violenza. La campagna, con l’aiuto dei diversi contesti sportivi, farà in modo di ribaltare gli stereotipi di genere per guardare ai ruoli delle donne e degli uomini con occhi nuovi, all’insegna del rispetto, dell’accettazione e della parità.

In campo diversi ma uguali

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